Ricostruzione artistica di un asteroide in rotta di collisione con la Terra (Credits: Nasa Jet Propulsion Laboratory).
La ricerca di nuovi pozzi di petrolio ci ha spesso abituato a scoperte scientifiche rilevanti, come è stato per il cratere di Chicxulub, nella penisola messicana dello Yucatan. Ora è la volta di un altro cratere, risalente più o meno allo stesso periodo (60-65 milioni di anni fa) e scoperto al largo delle coste inglesi nel Mare del Nord.
Il cratere di Silverpit, come è stato battezzato, si trova a circa 130 km dall’estuario del fiume Humber, a nord di Londra, ed è stato causato da un impatto asteroidale in acque poco profonde, ed è stato rapidamente ricoperto e preservato dall’erosione. Si trova nascosto sotto alcuni metri di sedimenti sul fondo, a circa 40 metri di profondità nel Mare del Nord, ed ha una struttura complessa, nella quale un cratere centrale è circondato da una decina di anelli concentrici.
Le analisi che hanno portato al rinvenimento del cratere sono essenzialmente di tipo sismico, in quanto i risultati della riflessione delle onde provocate da alcune esplosioni “pilotate” dai geologi, risentendo della diversa composizione del substrato, permettono di discernere tra rocce e sedimenti. Le analisi gravimetriche, finalizzate al rinvenimento di anomalie gravitazionali all’interno della zona del cratere, hanno subito escluso che la struttura fosse di origine vulcanica, chiamando in causa quindi l’impatto di un oggetto del diametro di circa 100 metri, una massa di circa 2 milioni di tonnellate e una velocità di ingresso in atmosfera prossima ai 70.000 km/h (circa 20 km/sec).
L’età del cratere è stata dedotta dal fatto che la struttura principale del cratere poggia su sedimenti del Giurassico e del Cretacico, ed è ricoperta da sedimenti del Terziario, il che porta inevitabilmente ad associarlo all’oggetto che, caduto nello Yucatan, si suppone abbia posto fine all’esistenza di un gran numero di specie sul nostro pianeta, dinosauri compresi.
Il cratere ha un diametro di circa 20 km ed è costituito, come già detto, da una peculiare struttura di anelli concentrici (una decina) posti a distanze dal centro del cratere comprese tra i 2 ed i 10 km, struttura che non è di facile spiegazione. Nella parte centrale si osserva un cratere a forma di scodella del diametro di circa 3 km ed un picco centrale conico.
Il problema, per gli studiosi, è proprio la struttura ad anelli concentrici che, secondo i modelli attuali sugli impatti interessanti i pianeti rocciosi, dovrebbe formarsi per crateri ben più grandi di quello di Silverpit. Il gruppo di ricerca che ha studiato il cratere ipotizza che sia la peculiarità stratigrafica del sito di impatto ad aver originato questa struttura, chiamando in causa un meccanismo di collasso degli strati superiori, costituiti essenzialmente da gessi intervallati da strati argillosi e risalenti al Cretacico, che hanno, durante il corso delle ere, modellato il cratere.
(Pubblicato su AstroEmagazine n° 26, agosto 2002)