Foto di Saturno dalla sonda Cassini in orbita attorno al pianeta (credits: NASA/JPL-Caltech).
Il 14 agosto 2022 il Signore degli anelli sarà in opposizione, il che significa che il Sole, la Terra e Saturno si troveranno sulla stessa linea, con la Terra interposta tra i due. Significa anche che Saturno sarà alla distanza minima dalla Terra, quindi sarà delle maggiori dimensioni angolari possibili e, ancora più importante per chi si diletta ad osservare il cielo ad occhio nudo, sorgerà ad est appena il Sole tramonta e sarà visibile per tutta la notte. La sua magnitudine sarà di 0,03, praticamente la stessa della luminosissima Vega, l’alfa della costellazione della Lira ed uno dei vertici del cosiddetto “triangolo estivo”, formato dalle stelle più luminose del Cigno (Deneb), dell’Aquila (Altair) e della Lira (Vega, appunto). Si troverà nella costellazione del Capricorno, fatta di stelle non molto “luccicose”, e la sua distanza sarà tale – circa 1,3 miliardi di km, pari a quasi 9 volte la distanza Terra-Sole – che la sua luce impiegherà circa 73 minuti per arrivare fino a noi.
La variazione nell’inclinazione degli anelli di Saturno durante le opposizioni del 2020, 2021 e 2022 (credits: Sona Shahani Shukla, New Delhi).
Nella foto a fianco è possibile apprezzare l’inclinazione degli anelli di Saturno nelle opposizioni del 2020, 2021 e 2022. Questa inclinazione cambia nel tempo poiché l’asse di rotazione di Saturno è inclinato di 26° 27′ sul suo piano orbitale, un po’ come quello della Terra, inclinato di 23° 27′. Ciò significa non solo che anche su Saturno ci sono le stagioni (anche se durano circa 7 anni ognuna…), ma che l’inclinazione degli anelli di Saturno può raggiungere un valore massimo di +27° circa e minimo di -27° circa.
Più o meno ogni 13-15 anni, o sei mesi saturniani (il tempo che Saturno impiega a fare mezzo giro intorno al Sole), gli anelli si presentano “di taglio” rispetto alla nostra linea di vista, e siccome il loro spessore è molto piccolo, in questa situazione il pianeta si mostra praticamente “nudo”, senza anelli. Questo fenomeno si è verificato l’ultima volta il 4 settembre 2009 e succederà di nuovo tra due anni e mezzo, il 23 marzo 2025, ed è un fenomeno che sconcertò parecchio anche il nostro Galileo Galilei, che storicamente fu il primo essere umano ad osservarli.
Ovviamente, il nostro non sapeva nulla degli anelli, che non erano stati ancora scoperti, ma nel 1610 puntò il suo cannocchiale verso il pianeta e lo descrisse come “tricorporeo”, ovvero dotato di due grandi lune simmetriche, una a sinistra e una a destra. Com’è possibile? Si chiedeva sconcertato il povero Galilei…
invia dunque una lettera a Keplero in cerca di supporto. Per tenere la scoperta nascosta ad occhi indiscreti, nella lettera scrive un anagramma: smaismrmilmepoetaleumibunenugttaurias. Il povero Johannes, immaginiamo dopo essersi chiesto cosa volesse questo strano toscano, si mise sotto e risolse l’anagramma: “Salve umbistineum geminatum Martia proles“, sentenziò! (che significa “Salve prole doppia sporgente di Marte”).
Keplero se ne sorprese, credendo che il pisano avesse scoperto due satelliti del pianeta rosso, ma la soluzione corretta dell’anagramma, che lo stesso Galileo rese poi pubblica, era invece “Altissimum planetam tergeminum observavi“.
Keplero fa finta di non darsene per inteso nella speranza che Galileo la smetta di seccarlo, ma il pisano, cocciuto come un mulo, continua ad osservare il pianeta e si accorge che nel frattempo il rigonfiamento e i due satelliti laterali erano spariti! Immaginate il celebre vegliardo grattarsi sconfortato la pelata esclamando: “Maremma buhaiòla, indove li son finiti?”
Dopo qualche tempo, nel 1613, ritorna su Saturno e… toh, eccoli di nuovo lì, ma, un momento… non si presentano più due corpi sferici ai lati del pianeta, ma in strutture più simili a “maniglie” (foto in alto a destra, © Museo Galileo). A quel punto, incavolato come una iena e persuaso che Saturno lo stesse prendendo per i fondelli, molla tutto e va a far bisboccia per il resto della notte!
Il povero Galileo non poteva sapere che proprio in quegli anni la Terra stesse passando attraverso il piano degli anelli, per cui questi andavano via via riducendosi fino a scomparirgli letteralmente da sotto il naso, per poi comparire nuovamente…
Galilei dunque ci capì davvero molto poco, e bisognò attendere fino al 1655 perché un altro genio, l’olandese Christiaan Huygens, con un cannocchiale molto più potente, potesse risolvere gli anelli e… il mistero.
Questi, seguendo l’esempio di Galileo, annunciò la scoperta con un anagramma ancora più semplice (!) di quello di Galilei: “aaaaaaa ccccc d eeeee g h iiiiiii llll mm nnnnnnnnn oooo pp q rr s ttttt uuuu“. Già solo per questo, ad uno così non dovresti proprio dar retta, ma all’enigma risposero comunque in tre, tra cui Johannes Hevelius e Gilles de Roberval. Anche loro, come Galilei, non ci capirono granché… Il primo pubblicò una dissertazione nella quale descriveva Saturno come un corpo allungato all’equatore a cui erano attaccate due appendici laterali, il secondo chiamò invece in causa dei “vapori” emessi da alcune zone del pianeta che lo rendevano trilobato a seconda dell’illuminazione solare. Solo nel 1659 Christiaan Huygens pubblicò il suo “Systema Saturnium” in cui dimostrò la presenza degli anelli, la loro geometria e come varia la nostra percezione di queste strutture durante l’orbita di Saturno e della Terra attorno al Sole.
Ah, dimenticavo la soluzione dell’anagramma di Huygens, che tutti sicuramente (!) avrete risolto: “Saturno è circondato da un anello sottile, in nessun punto aderente, inclinato rispetto all’eclittica” (“Annulo cingitur tenui, nusquam cohaerente, ad eclipticam inclinato“).
Ci eravate arrivati, dite la verità… 😂