L’inizio della serata osservativa. Il telescopio va sempre fatto “acclimatare” per evitare che le differenze di temperatura tra interno del tubo ed esterno creino movimenti convettivi d’aria che renderebbero le immagini meno stabili.
La bella serata di ieri mi ha convinto a rispolverare il telescopio. L’idea era quella di testarne il funzionamento, poiché era da un po’ che non osservavo, e purtroppo ho avuto qualche intoppo: la batteria che utilizzo per i motori è ormai fuori uso, per cui addio puntamento e moto orario.
In queste condizioni, utilizzare il telescopio è frustrante soprattutto agli alti ingrandimenti, poiché puoi fissare il telescopio al suolo quanto vuoi, ma alla Terra non gliene frega poi molto, lei continua a ruotare su sé stessa, per cui gli oggetti scappano dall’oculare tanto più velocemente quanto più è alto l’ingrandimento…
Tenendo questo limite ben presente, ho preferito completare il test veloce su oggetti che si puntano con facilità.
Il primo, una splendida falce di Venere (25% illuminato, e comunque più brillante della magnitudine -4,5), il secondo, una falce di Luna illuminata al 38%, con un’età di 6,7 giorni. E allora…
E’ stato un bel tour di crateri, splendidi soprattutto quelli vicino al terminatore (la zona di confine tra dove il Sole è già sorto e dove è ancora notte). In quella zona si vede chiaramente cambiare il panorama di mezz’ora in mezz’ora poiché, a causa di moti della Luna, il Sole man mano sorge e cambia la sua inclinazione, illuminando diversamente il bordo dei crateri, gli altipiani, le vette delle montagne e dando luce sempre nuova al paesaggio.
Come dicevo all’inizio, non ero pronto per un’osservazione con tutti i crismi, e non avevo preparato la macchina fotografica. Ho quindi improvvisato, accostando l’obiettivo del cellulare all’oculare del telescopio. L’immagine risultante è riportata in basso, centrata sulle due coppie di crateri Stofler-Faraday e Maurolycus-Barocius. Non è ferma, non è contrastata ed è anche un tantino distorta, ma tutto ciò è perdonabile visto che è stata scattata mantenendo con le mani un cellulare vicino ad un telescopio spento! E pur con ciò, si riescono a vedere crateri con un diametro anche più piccolo di 7 km, come ad esempio il Maurolycus N!
Le coppie di crateri Maurolycus-Barocius e Stofler-Faraday fotografati con telescopio e cellulare il 29 Aprile 2020. Nella tabella a fianco i crateri osservati e le loro dimensioni (fonte: Mitiche Stelle).
Dati dell’immagine – Esposizione: 1/40 sec. a f/1,8, ISO 640
Obiettivo di lunghezza focale 26mm “poggiato” su un oculare Plossl 6mm Celestron di un Maksutov-Cassegrain 127mm in configurazione equatoriale.
Dimensioni e profondità dei crateri riportati nella foto a fianco
Aliacensis – 80 km – h. 3200 m
Asclepi – 43 km – h. 2800 m
Baco – 70 km – h. 3900 m
Barocius – 82 km – h. 3500 m
Breislak – 50 km
Buch – 54 km – h. 1400 m
Büsching – 52 km – h. 1700 m
Clairaut – 75 km – h. 1500 m
Curtius – 95 km
Cuvier – 75 km – h. 3800 m
Faraday – 70 km – h. 4090 m
Faraday A – 20 km
Faraday C – 28 km
Gemma Frisius – 88 km – h 5200 m
Goodacre – 46 km – h. 3200 m
Heraclitus – 90 km – h. 3800 m
Hommel – 125 km
Ideler – 39 km – h. 2200 m
Jacobi – 68 km – h. 3300 m
Kaiser – 21×14 km
Kinau – 42 km – h. 2000 m
Licetus – 75 km – h. 3800 m
Lilius – 61 km – h. 3000 m
Maurolycus – 115 km – h. 4700 m
Maurolycus A – 15 km
Maurolycus B – 12 km
Maurolycus D – 45 km
Maurolycus F – 25 km
Maurolycus J – 9 km
Maurolycus M – 10 km
Maurolycus N – 7 km
Maurolycus T – 10 km
Nearch – 76 km – 2900 m
Pentland – 56 km
Pitiscus – 82 km – h. 3000 m
Stöfler – 126 km
Tannerus – 29 km – h. 1700 m
Zach – 71 km – h. 3700