L’ammasso aperto delle Pleiadi, Messier 45 o M45, è visibile nei nostri cieli da ottobre ad aprile (Image Credit: Friedrich Topf)
Nel cielo autunnale e in quello invernale sono molti gli asterismi e le costellazioni che attirano interesse, vuoi per la loro particolare forma, vuoi per la luminosità delle stelle che li caratterizzano. Orione, l’Auriga, il Toro, Sirio, sono solo alcuni esempi ma niente in cielo è paragonabile all’ammasso aperto delle Pleiadi, che si osserva poco sopra la schiena della costellazione del Toro caratterizzata dalla rossa e brillante Aldebaran.
Si tratta di un gruppetto di stelle nate tutte dalla stessa nube di gas, e che condividono dunque molte caratteristiche, tra le quali lo stesso moto proprio e la stessa composizione. Sono così da 100 milioni di anni circa e attraversano lentamente il cielo, tanto che noi esseri umani affascinati dalle cose del cielo le osserviamo da tempo immemore. Ogni cultura antica, senza eccezioni, ha attribuito loro un posto centrale nel proprio corpus mitologico, inventando storie spesso molto simili per spiegare quanto vedevano nel cielo. Innanzitutto, il loro nome, che in tantissime culture ricorda il concetto di gruppo, di grappolo (il kimtu assiro-babilonese, l’ebraico kimah, l’arabo al thurayya, il giapponese subaru, se vogliamo anche il sardo budrone, che si usa per i grappoli d’uva, chuhukon per gli indiani Hopi, ecc.), in molte altre quello di colombe (dal greco peleiades) o gallinelle (il francese pussinière, il tedesco glukhenne, unen eka ndito in Nigeria, niugu-niugu in Mali, chibiisa in Ghana, ecc.), e in altre ancora (Africa, Australia, indiani d’America) quello di giovani donne…
Le Pleiadi nei miti di altre parti del mondo – Segui Mitiche Stelle su Youtube!
Noi latini abbiamo “cooptato”, per non dire rubato a man bassa, la maggior parte dei miti greci, nei quali le Pleiadi erano, come indica il nome, figlie di Atlante e Pleione. Qui la radice del nome, plein, le fa risalire forse al verbo “navigare” (pleo), ed in effetti ci sono molte evidenze che associano questo gruppetto di stelle alla navigazione, come nell’Odissea (Lieto l’eroe dell’innocente vento, la vela dispiegò, mentre attento le Plejadi mirava…). Questo perché, intorno al primo millennio a.C., esse sorgevano in primavera e tramontavano in autunno, e quindi indicavano ai naviganti quando poter prendere il mare con una certa tranquillità e quando invece ormeggiare saldamente le navi nelle acque più tranquille e protette dei porti.
Ma i Romani, questa volta, non si limitarono a “copiare”, ma si lasciarono andare a qualche loro “fantasia”, scegliendo la Pleiade Maia, la Maiesta latina, come la loro preferita tra le “sette sorelle”, da cui deriva ad esempio la parola maggio, il mese ad essa sacro.
Un momento, sette sorelle… ma allora perché in cielo se ne vedono solo sei? O almeno la maggior parte di noi ne conta al massimo sei? Qui ci “infiliamo” in una discussione millenaria, è proprio il caso di dirlo, su quale sia, se mai se ne fosse persa una, la Pleiade perduta.
Se volete approfondire il dibattito, ne ho parlato qui…
Le Pleiadi nel mito greco – Segui Mitiche Stelle su Youtube!
In conclusione, le Pleiadi sono certamente uno di quei capisaldi culturali che ci portiamo dietro da migliaia e migliaia di generazioni, che ci hanno accompagnato nella nostra evoluzione da cacciatori a cacciatori-raccoglitori e quindi a civiltà “stanziale”, e che ci hanno fatto compagnia nelle nostre antiche migrazioni quando, come semi al vento, cominciammo a colonizzare ogni angolo di questo meraviglioso pianeta. Erano lì, certe volte ad indicarci la via, come per il prode Ulisse, certe volte a “suggerirci” qualche regola di vita, come il alcuni miti africani, ma sempre importantissime, tanto che più di una civiltà ha fatto con le Pleiadi qualcosa di meraviglioso.
Ma ne parleremo in un altro post…