La stazione tedesca Kohnen, nella Terra della Regina Maud, in Antartide (fonte: Wikipedia).
Lo spazio che ci circonda non è un ambiente accogliente, ma tutt’altro. Freddo, arido, ospita eventi cataclismici di portata inimmaginabile che potrebbero estinguere la vita sulla Terra in uno schiocco di dita. Il nostro Sole, con tutto il corteo di pianeti, si muove intorno al centro della nostra Galassia e questa vaga nell’universo. Nel suo peregrinare, ogni tanto capita di incontrare zone in cui uno di questi eventi si è verificato nel passato, e sembra che questa cosa sia successa negli ultimi venti anni.
Un gruppo di ricercatori tedeschi ha infatti realizzato un curioso esperimento ed ha pubblicato i risultati nell’articolo “Interstellar 60Fe in Antartica” su Physical Review Letters. Ha scavato una mezza tonnellata di ghiaccio di recente formazione (non più vecchio di vent’anni) nei pressi della Stazione Kohnen, in Antartide, e l’ha spedito in Germania, all’Università Tecnica di Monaco, dove il ghiaccio è stato dapprima sciolto, poi filtrato e quindi tale filtrato è stato analizzato con un sofisticato spettrometro di massa per stabilirne la composizione. Si è poi concentrato sulla presenza di un particolare isotopo del ferro, il 60Fe, misurandone in maniera accurata l’abbondanza e, confrontandola con un isotopo del manganese, il 53Mn, ne ha dedotto la provenienza. Il 53Mn, infatti, si produce con il 60Fe quando i raggi cosmici colpiscono la polvere interplanetaria. Avendo trovato molto più 60Fe rispetto a 53Mn di quanto ci si aspetterebbe da questa fonte, e dopo aver scartato tutti i possibili “contaminanti” (ad esempio, il fallout radioattivo dovuto all’uso di armi nucleari), il gruppo ha ipotizzato che l’unica spiegazione possibile di questa abbondanza (60Fe/53Mn=0.017) fosse che il 60Fe fosse di provenienza interstellare, e l’unica fonte in grado di produrla è l’esplosione di una supernova.
Quale meccanismo può spiegare quanto riscontrato?
Come detto, il movimento del nostro Sole e del Sistema Solare ci porta ad attraversare nubi di polvere interplanetaria che possono derivare da un evento quale l’esplosione di una supernova. Effettivamente, si ritiene che la Terra stia passando in una zona più densa di polveri, chiamata Nube Interstellare Locale, che è stata “compressa” dall’onda d’urto dell’esplosione di una supernova, accumulando ai bordi di questa “bolla” una quantità maggiore di 60Fe.
La registrazione di questo picco di 60Fe nella neve giovane estratta in Antartide, che ha accumulato e conservato questa finissima polvere interstellare, indicherebbe appunto che la Terra stia attraversando il confine di una delle bolle di gas che compongono la Nube Interstellare Locale.
Resta ora da capire quali siano gli eventi da considerare nella produzione di questo isotopo, quale sia effettivamente la supernova che nel passato, esplodendo, ha arricchito lo spazio interstellare di nuovi elementi chimici. Ma proprio il fatto che questa polvere abbia meno di vent’anni, sia stata depositata in Antartide recentemente, e cioè che la Terra stia passando proprio ora in mezzo ai residui di quella tremenda esplosione, può indurre a cercare altri segni dell’evento, permettendo in un futuro prossimo di identificarlo con certezza.
Il Sistema Solare sta attraversando un gruppo di nubi interstellari a densità molto bassa. In questo momento è all’interno della cosiddetta Nube Interstellare Locale, ed il gas che la compone, rilevato dal satellite IBEX (Interstellar Boundary Explorer), è altamente rarefatto. Queste nubisono identificate dai loro movimenti, indicati nel grafico con frecce blu (fonte: NASA/Goddard/Adler/U. Chicago/Wesleyan
Il satellite IBEx della NASA in un video esplicativo del suo funzionamento (fonte: NASA).