La statua di Sir Fred Hoyle all’Istituto di Astronomia dell’Università di Cambridge (fonte: Mark Hurn / Institute of Astronomy, Cambridge)
Se ne è andato, ad 86 anni, un grande astronomo, famoso e apprezzato da molti, avversato, per alcune sue teorie poco ortodosse, da moltissimi. Nato nello Yorkshire nel 1915, è l’astronomo che ha coniato il termine “Big Bang” per deridere la teoria omonima (egli credeva nel modello di Universo Stazionario, elaborando una teoria assieme ai collaboratori Geoffrey Burbidge e Jayant Narlikar), ma a me piace ricordare un’altra frase ad egli attribuita, con la quale l’astronomo intendeva specificare quanto, secondo il suo punto di vista, fossero inesatte le teorie sull’origine della vita: “L’origine della vita da un casuale miscuglio di elementi è probabile quanto il montaggio di un Boeing 747 da parte di un tornado che attraversi un deposito di rottami”.
Fred Hoyle, Plumian Professor of Astronomy alla Cambridge University, fondatore dell’Istituto di Astronomia a Cambridge, Honorary Fellow sia dell’Emmanuel College che del St. John College di Cambridge, oltre che Professore onorario all’Università di Cardiff, Fellow della Royal Society e Foreign Associate dell’Accademia Nazionale delle Scienze Statunitense (senza contare la Medaglia Reale della Royal Society, la Medaglia d’Oro della Royal Astronomical Society ed il Premio Crafoord dell’Accademia Svedese, dato per i campi della ricerca di base non considerati per il Nobel!), è stato spesso accusato di essere un dissacratore, uno che si divertiva a smontare le teorie altrui e ne proponeva altre che hanno sempre fatto discutere, come quella, in collaborazione con Chandra Wickramasinghe, della panspermia (si vedano, ad esempio, i libri “La nuvola della vita” ed “Evoluzione dallo spazio”, e, in inglese, “Our Piece in the Cosmos: The Unfinished Revolution”), ma è stato anche un astronomo in grado di produrre una gran quantità di lavori su svariati argomenti inerenti l’astronomia, quali cosmologia, gravità, le stelle (importantissimi i suoi contributi sulla nucleosintesi che gli avrebbero fatto meritare il Nobel per la Fisica, che andò invece solo al suo collaboratore William Fowler nel 1983), galassie…
Era anche un prolifico scrittore, che ci ha lasciato in eredità una quarantina di libri, molti dei quali tradotti anche in Italia. Il più fumoso è il primo, “La nuvola nera”, del 1958, ma è molto famoso anche “A come Andromeda”, dal quale è stata tratta negli anni Settanta tuta fortunatissima serie TV trasmessa dalla RAI, e molti libri scritti sotto forma di romanzi per spiegare le sue visioni “estreme” del cosmo e della vita, visioni che non avrebbero mai trovato posto nelle riviste scientifiche ufficiali.
(Piter Cardone – Pubblicato su “AstroEmagazine” n. 19, Settembre 2001, pag. 12)