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La Linear S4 al Subaru Telescope

La cometa C/1994 S4 Linear frammentata ripresa dall'Hubble Space Telescope

La cometa C/1994 S4 Linear frammentata ripresa dall’Hubble Space Telescope (fonte: Space Telescope Science Institute)

Tutti ricorderete la Cometa Linear C/1999 S4, quella, per intenderci, che ha allietato gli occhi degli astrofili nell’estate del 2000 e che si è frammentata praticamente sotto gli occhi di noi tutti e del Telescopio Spaziale Hubble. Ebbene, gli studi effettuati sulla coda di polveri e gas emessa dalla cometa nel suo avvicinamento al Sole (ricordiamo che la cometa è transitata a circa 60 milioni di km dalla Terra) hanno contribuito a chiarire ulteriormente alcuni importanti aspetti delle primissime fasi di vita del nostro Sistema Solare.

La cometa C/1999 S4 al Subaru Telescope

La cometa C/1999 S4 al Subaru Telescope (fonte: National Astronomical Observatory of Japan)

Un team di ricercatori giapponese che ha utilizzato lo spettrografo ad alta definizione (HDS) al fuoco del Subaru Telescope alle Hawaii, ha infatti potuto stabilire (ricerca pubblicata sul numero del 2 Novembre di Science), innanzitutto, che la Linear 1999 S4 si è formata molto più vicino alla Terra delle altre comete, nello spazio compreso tra le orbite di Saturno ed Urano, invece che, come nella stragrande maggioranza dei casi, oltre Nettuno.

Il gruppo di ricerca era interessato a stabilire la temperatura alla quale il ghiaccio di ammoniaca della cometa si era formato, in modo da chiarire, per l’appunto, a che distanza dal Sole tale cometa si fosse originata. Per arrivare a tale dato, i ricercatori hanno studiato l’emissione di radiazione elettromagnetica dovuta al rilascio di energia che una molecola di NH2 perde dopo essere stata eccitata da radiazioni altamente energetiche come i raggi UV solari.

Essendo l’HN2 nient’altro che una molecola di ammoniaca (NH3) spogliata di un atomo di idrogeno dalla radiazione solare, i dati hanno permesso di ottenere informazioni sulle molecole di NH3 che costituiscono la cometa, ed hanno permesso di indicare per questa, con buona approssimazione, una temperatura di formazione pari a 28 +/- 2 Kelvin (circa -245°C), quale quella che, nella nebulosa protosolare, era possibile trovare proprio tra le orbite di Saturno ed Urano. Il potere di risoluzione dello spettrografo usato nell’esperimento è stato in grado di discernere la piccolissima differenza tra gli spettri di emissione della molecola nei due stati quantici chiamati orto- e para- (dovuti all’allineamento degli spin degli atomi di idrogeno costituenti la molecola) ed ha permesso di risalire con precisione al dato della sua temperatura di formazione proprio perché tale allineamento è una caratteristica che viene per così dire “fissata” all’atto del congelamento della molecola.

Questa nuova metodica di studio apre un nuovo filone di ricerca nella determinazione della dinamica di formazione delle comete e sullo studio della distribuzione dei corpi cometari nella nebulosa protosolare. E chissà che tali studi non portino presto a clamorose novità in campo bioastronomico …

(Piter Cardone – Pubblicato su “AstroEmagazine” n. 21, Dicembre 2001, pag. 11)

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