L’asteroide 2002 EM7 ci ha quasi sfiorati
Diventano oramai sempre più frequenti le segnalazioni di asteroidi che passano molto vicino al nostro pianeta.
E’ il caso dell’incontro ravvicinato (circa 120.000 km, meno di un terzo della distanza Terra-Luna) avvenuto alla velocità di 38.000 km/h (10,5 km/sec) ad opera dell’asteroide 2002 MN lo scorso 14.1 UT Giugno 2002, ancora una volta scoperto dalla rete LINEAR ben tre giorni dopo il passaggio, il 17 Giugno).
L’orbita dell’asteroide 2002 MN (in bianco). Come si vede, l’orbita della Terra (in azzurro), presenta un punto di contatto con l’orbita dell’asteroide che rende possibile, benché improbabile, una eventuale collisione (fonte: JPL Small Bodies Database).
Parametri orbitali
- MOID: 0,00052 UA (78.043 km)
- Magnitudine assoluta: 23,6
- Periodo di rotazione: ignoto
- Periodo orbitale: 2,45 anni
- Inclinazione dell’orbita: 1,05°
- Perielio: 0,91 UA
- Afelio: 2,72 UA
- Min. distanza da Giove: 2,25 UA
- Diametro stimato: 50-120 m
(fonte: JPL Small Bodies Database).
L’asteroide 2002 MN è grande pressappoco come un campo di calcio, con dimensioni stimate di circa 50 x 120 metri, e, al momento del massimo avvicinamento alla Terra, si muoveva in cielo alla velocità di circa 20°/ora.
L’annuncio ha messo in moto, in vari Osservatori nel mondo, le routinarie operazioni di verifica e, questa come altre volte, tra i più veloci sono stati gli italiani, in particolare i ricercatori dell’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore (http://www.oa-teramo.inaf.it/ricerca/technology/facilities-tnt-xlt-ci/azt-24-campo-imperatore/) che, poco più di 14 ore dopo le osservazioni del LINEAR, hanno ripreso l’asteroide con lo Schmidt da 60cm dell’Osservatorio, presso cui è attivo il progetto CINEOS (Campo Imperatore Near-Earth Objects Survey), trovandolo a ben 30′ dalla posizione nominale calcolata dai dati del LINEAR.
Le osservazioni italiane sono state cruciali per la caratterizzazione dell’oggetto, compresa la valutazione del suo passaggio ravvicinato.
Brian Marsden, del Minor Pianet Center dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha dichiarato che da decenni non osservava, ad una cosi piccola distanza dalla Terra (in effetti, 2002 MN è al secondo posto tra gli asteroidi che ci sono passati più vicino), asteroidi di queste dimensioni, ma ha anche specificato che probabilmente non avrebbe causato, se avesse centrato il pianeta, un danno irreparabile. Certo, prima di esprimere un parere si dovrebbe conoscere la composizione e la densità di tale oggetto, ma valutando il diametro in base ad un’albedo “stimata” di 0,15 e una densità standard per gli asteroidi di tipo Apollo, avrebbe probabilmente causato un danno di poco superiore a quello provocato a Tunguska e in Arizona, sempre che la caduta si fosse verificata in zone deserte come le precedenti.
Il fatto che tali annunci si moltiplichino non è certamente dovuto ad un aumento dei transiti ravvicinati, ma ad un incremento quantitativo e qualitativo dei mezzi tecnologici utilizzati nelle operazioni di monitoraggio, segno evidente di una preoccupazione che si vuole giustamente “controllare” con operazioni di classificazione degli asteroidi potenzialmente pericolosi. Il record di scoperte è, neanche a dirlo, appannaggio del team LINEAR (Lincoln Near Earth Asteroid Research) che, tramite una rete di telescopi automatizzati disposta in lungo ed in largo per il globo, riesce a scoprirne un gran numero (anche di comete). Spesso capita, però (ne abbiamo parlato anche nel numero 22 di AstroEmagazine, si legga l’articolo L’asteroide 2002 EM7 sfiora la Terra), che l’incontro venga “scoperto” dopo che il “passaggio radente” è già avvenuto con l’analisi degli elementi orbitali e del percorso a ritroso del nuovo asteroide.
(Piter Cardone – Pubblicato su “AstroEmagazine” n. 25, Luglio 2002, pag. 11)